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Indice Teatro Danza Sperimentale

tommaso
29 Feb 2008  
>> Indice

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mercantia 2007

Teatro danza sperimentale
29 Feb 2008  
>> Teatro Danza Sperimentale

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Danza sperimentale

Teatro danza sperimentale
28 Feb 2008  
>> Teatro Danza Sperimentale

Fino a tempi recenti la storiografia della danza in Italia ne ha privilegiato lo studio come arte visiva in riferimento a eventi spettacolari e figure di artisti di spicco, mostrando nel complesso la tendenza a vedere i processi e i cambiamenti in corso come tutti interni alla storia della danza, storia tra le storie invece che storia dentro la storia. Altri sguardi su altre fonti conducono alla consapevolezza che in epoche e in luoghi diversi le culture di danza si esprimono in modi e forme diversi a seconda delle strategie politico-culturali delle istituzioni nel regolare pratiche e consuetudini che, a loro volta, determinano i mutamenti nei gusti della società. Passi significativi verso una storia culturale della danza sono stati compiuti grazie agli studi sulle tradizioni popolari, agli strumenti di indagine offerti dall’antropologia culturale e sociale e alla centralità data al corpo da Foucault, dal femminismo e dagli studi in genere. Queste nuove prospettive di studio hanno ricollocato la danza, intesa come forma espressiva, all’interno di un sistema culturale rivelandone il ruolo di elemento dell’interazione sociale strettamente connesso ai programmi educativi, alle pratiche di conservazione della salute, alle dinamiche di genere, agli indicatori di status, all’addestramento militare e all’eucinetica del lavoro.

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Compagnia Virgilio Sieni

Teatro danza sperimentale
28 Feb 2008  
>> Teatro Danza Sperimentale

Il lavoro della compagnia Virgilio Sieni si riflette su una vasta estensione dell’umano, tale da far convergere l’estrema coerenza di tutto il suo percorso con la multiformità delle varie fasi che esso ha attraversato e delle soluzioni spettacolari messe in atto di volta in volta; feconde contraddizioni e opposizioni convivono con la fondamentale tensione all’unità dell’esperienza (artistica e oltre). L’arte, coreografica e scenica, con le sue modalità produttive, tende qui a svalicare i confini della sua -rassicurante- separatezza, a favore di molteplici e destabilizzanti intersezioni con l’esperienza tout court. Il fare coreografico di Sieni è sempre inquieto, fatto di scarti, variazioni, aritmie, in cerca di vuoti al proprio interno, attraverso i quali cadere oltre la purezza del linguaggio, ma proprio grazie al radicale sprofondamento nella stessa, nella sostanza della sua articolazione e delle sue forme. L’indagine-creazione artistica si muove tra i limiti estremi della pura performance, delle tradizioni coreografiche come patrimonio profondamente posseduto con cui interloquire, della body art e del ready-made, dell’arte concettuale e dell’installazione visiva, delle discipline (orientali) che dispongono il corpo alla pratica dell’energia; entro questo territorio si vengono a formare le opere di Virgilio Sieni, come danza e visione, ma anche come enigma e simbolo: cioè come cavità (piena di risonanze) da interrogare e ascoltare, e come sponda visibile che col-lega l’osservatore a un’altra sponda, invisibile. L’alchimia che determina e risolve le opere di Sieni -nella misura in cui i materiali, i frammenti, le visioni del lavoro e dei corpi vengono “trattati” con l’alta temperatura di una tensione alla òlosis fino alla “trasformazione della sostanza” in altro- richiama e richiede un’analoga alchimia dello sguardo nello spettatore: un’attitudine aperta e audace, disposta a vivere attivamente le tensioni dell’opera, a ingaggiare un corpo a corpo con essa, che non si può risolvere in una comprensione definitiva dello spettacolo e dei suoi significati, ma che conduce a una più incisiva esperienza visionaria della bellezza e del drama.

MESSAGGERO MUTO

La tematica di questa produzione è volta verso un’ indagine sul mutismo del danzatore, intesa come forma di comunicazione;
sviluppando la relazione che intercorre tra lo spazio ed una condizione estrema, di intensa forza che attraversa il corpo danzante.
Il mutismo incombe come mancanza di voce e quindi prelude all’ urlo, al grido,
al boato eclatante e necessario: suono dalle viscere, proiettato oltre il corpo.
Affronta con ostinazione il movimento dismorfico e irregolare proiettandolo verso un universo tra malattia e lo studio di emozioni,
cioè come far affiorare la presenza di esseri o messaggeri di una lingua diversa.
Emergono delle icone che richiamano ed accennano misteriosamente alla complicità di un gruppo.
Lo spazio si costruisce quindi di regole e sistemi di passaggio, subito contraddetti e smembrati.
Quella che all’ inizio è una lunga introduzione sugli elementi primari, dal grido al cerchio, dal perimetro all’ accerchiamento,
dalla tangente al contatto, sulla natura morta. Ombroso, buio, animaletto, torto, travestimento, mutino, concertino, luccicante,
cavallina, spogliarello, quadrupede, fine.
I corpi in scena risaltano per la disarticolazione dei loro movimenti, offrendosi al pubblico tanto nella loro brutalità,
quanto nella loro disarmante purezza attraverso una danza estremamente dinamica, geometrica e ricca di espressività.
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MI DIFENDERO’

Segni di un vocabolario di storie appaiono all’ interno di spazi preparati, lavorati con attitudine costruttiva e architettonica.
Nello spazio misurato dell’ azione e della visione, emergono sentieri che conducono all’ incontro con l’ animale e l’ irrazionale,
che porta verso la necessita’ di difesa. Si ripetono cinque azioni che hanno un solito andamento: lo spazio viene costruito,
sono impiegati mobilia e un arredamento provenienti da una soffitta. Si elabora l’ incontro, l’ animale diventa bambino.
L’ arredamento spostato sui perimetri dei diversi spazi compone prima delle stanze, poi barriere,
accogliendo il passaggio e lo stare delle figure- corpi metamorfici, tra crudelta’, attesa, richiesta di aiuto,
da visioni domestiche a tavoli sacrificali, nel passaggio tra percezioni e epoche e contesti diversi.
Chi si difende, da cosa – gli interrogativi si calano nei corpi e nei gesti, restando sospesi e trovandosi di scena in scena.
Il fluire visionario delle apparizioni e degli incontri, è scandito dalla precisione dell’ atto di costruzione dei luoghi,
marginali o polverosi come una soffitta, o legati all’ azione come barricata.
Prende corpo una dimensione del rito, costituita materialmente da un mobilio di scarto,
che e’ già rifiuto di un epoca ma che un tempo arredava una casa, e porta verso il senso di un ripostiglio romantico e malinconico.
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Compagnia kinKaleri

Teatro danza sperimentale
28 Feb 2008  
>> Teatro Danza Sperimentale

Nasce nel 1995 come raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo. I sei componenti si incontrano, unendo le loro esperienze e studi precedenti maturati in vari campi, con l’intenzione di realizzare dei progetti specifici, sollecitando quindi la volontà di operare intorno a delle idee concrete e curando sempre tutti gli aspetti necessari alle creazioni della propria attività: progettazione, ideazione, drammaturgia, distribuzione, gestione. I lavori di kinkaleri hanno ricevuto ospitalità in numerose programmazioni ibride di genere, trovando un importante riconoscimento sulla scena della ricerca italiana e soprattutto estera.
La struttura assolutamente originale, sia dal punto di vista organizzativo che per la particolare produzione artistica, fornisce le coordinate essenziali alla volontà di lavoro che la spinge: mettere in tensione il rapporto rappresentativo tra l’oggetto e l’ambito a cui si riferisce (o dovrebbe riferirsi). Tutte le produzioni hanno pertanto sempre avuto quella trasversalità di segni che in ambito contemporaneo stanno progressivamente mettendo in crisi la fruizione della rappresentazione: un linguaggio che impasta le lingue e le rende straniere a se stesse per poi ridefinirsi in altro luogo. La ricerca è sempre stata quindi indirizzata verso una qualità del fare che privilegia l’innovazione, l’interazione tra linguaggi originali attraverso la sperimentazione di diverse modalità di esposizione.
Per questa sua natura, l’andamento produttivo di Kinkaleri da sempre ha trovato un proprio sviluppo attraverso itinerari diversificati – spettacoli, performance, installazioni, produzioni video, sonorizzazioni, allestimenti, pubblicazioni – con ospitalità in musei d’arte contemporanea, teatri, festival, rassegne di danza e di teatro, rassegne e concorsi video, installazioni sonore, discoteche, produzioni televisive.
Il gruppo è formato da: Matteo Bambi, Luca Camilletti, Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo.
Oltre a spettacoli realizza diversi progetti installativi e performativi in situazioni e spazi specifici con cui si relaziona di volta in volta. Amras (1995) ridestruttura la parola nella frase infinita di Thomas Bernhard e l’inadeguatezza dello stare in continuo vacillamento sospeso; Doom (1996) fa implodere la scomposizione molecolare dei corpi in un abbagliante cubo bianco che è forza centripeta di microsistemi tra scienza pornografica, passatempo clinico-medico, Beckett, Bacon; Super (1997) immerge la temperatura nella sospensione masochista attraversata da onde controllatissime in costante attesa; 1.9cc GLX (1998) grammatizza lo spazio, la visione, l’ascolto e il perimetro dello pseudonimo in contatto con le avventure di Pinocchio, incondizionatamente orfano nel labirinto evocativo; Esso (1999/2000) ospita un dj e due danzatori nelle loro linee di limite e d’azione che si mostrano in movimento uno alla volta – una console audio, due strisce diagonali di linoleum finto legno, due sedie: l’allestimento asciutto e la sua organizzazione; et (1999/2000) appare agli occhi e sprofonda senza sosta, attraversato dal mito -di Diana e di Atteone- dunque dalla rappresentazione: un omaggio a Pierre Klossowski: la rivelazione e l’uso dello stereotipo come enigma: immersione in apnea in un’amplificazione sonora totale in un nero accecante: un velo, una pellicola di fosforo; Zoo (2000/2001) è un progetto dedicato ai luoghi, si pone come obbiettivo la ricerca fine a se stessa, sperimenta la messa in scena, non prevede un capolinea; Ecc.etera (2000/2001) si rivela come trittico visivo sulla nostalgia del teatro, della ripetizione, del vano, del tempo senza storia; My love for you will never die (2001) svuota la rappresentazione e riempie la drammaturgia assumendosene il paradosso, non inciampa e non brancola, non ha amici; sostiene la riflessione della fine, il tutto su cui continuare ad accapigliarsi: un buco nero, il cuore delle cose; (2002/2003) accumula l’azzeramento e il sentore della catastrofe nella civiltà occidentale contemporanea nella superproduzione spettacolare ed artistica; TONO (2003) sistematizza un esperimento acustico e dinamico tra due danzatori e un dj; WEST (2003) proietta il fallimento mortale in varie città dell’occidente culturale e ne deposita i corpi orizzontali nel perimetro del quadro; I Cenci/Spettacolo (2004) muore dalla voglia di esistere e vive la propria condizione a rappresentarsi sulla ciglia dell’imbarazzo a riconoscersi finendo il turno del tema della rappresentazione; pool (2005); 11cover (2006); Nerone (2006); pinocchio (2007); THE HUNGRY MARCH SHOW // Between a carrot and I (2007).

West

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Compagnia Enzo Cosimi

Teatro danza sperimentale
28 Feb 2008  
>> Teatro Danza Sperimentale

Enzo Cosimi ha firmato con la compagnia più di trenta tra regie e coreografie, rappresentate nei maggiori Festival italiani e Teatri, presentati in tournèe, Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, ex Jugoslavia, austria, Grecia, Danimarca, Stati Uniti, (DTW di New York, Charleston, Spoleto-USA), Perù, Australia, India,
Nel 1987 la compagnia Enzo Cosimi ha realizzato con l’ artista Francesco Plessi sciame,coprodotto con il Festival Oriente Occidente, presentato ad Ars Electronica, a Linz; nell’89 Tecnicamente dolce con Giorgio Cattani, coprodotto dal Festival RomaEuropa. Nel 1992 ha presentato Il pericolo della felicità, all’ interno del Progetto Neoclassico del Teatro Ponchielli di Cremona, con la partecipazione del maestro dell’ astrazione italiana Luigi Veronesi, della stilista Miuccia Prada, con le musiche di Giacinto Scelsi.


continue reading "Compagnia Enzo Cosimi"

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teatro danza sperimentale_cenni storici

Teatro danza sperimentale
28 Feb 2008  
>> Teatro Danza Sperimentale

Dalla metà degli anni sessanta, l’ arte giunge a nuove forme di espressione che costituiscono l’ avvenimento della “Body Art”,dove
il corpo si pone come fulcro del e nell’ opera totale.
Si cerca quindi di esprimere le proprie pulsioni remote, di mettere in discussione il rapporto con il proprio fisico,
tramite azioni ed esperienze condotte con e sul proprio corpo. Le azioni sono a volte di forte impatto emotivo, altre a volte violentissime ed autodistruttive.
L’ humus culturale in cui si sviluppano queste performance è quello dei gruppi d’ avanguardia artistica più radicali ed avanzati,
teoria alla ridentificazione totalizzate del rapporto fra vita ed arte, alla distruzione del concetto di opera d’ arte, proiettati in una dimensione
d’ impegno sociale che vede ad una trasformazione generalizzata dei luoghi e dei componenti.
Non è un caso la marcata presenza femminile nel campo della body-art: nel momento della ri-elaborazione del concetto di genere
e delle implicazioni sociali, anche sul versante artistico la donna si riappropia del proprio corpo per indagare le coponenti fisiche e
misurarne i rapporti di forza, per sconvolgere la percezione della fisicità femminile, nella società come nell’ arte. In alcuni artisti l’ aspetto
prevalente è quello ironico e giocoso, come nel caso delle opere di Nam June Paik, mentre altre si basano su “comportamenti estremi, connotati
da un’ intensa violenza, di tipo sadico o masochistico, da esibizioni con sintomi regressivi o psicotici, oppure semplicemente provocatorie”,
come nei lavori di Vito Acconci e Chris Burden.
Si deve sottolineare il ruolo determinante dalle diverse forme di performance, quali: “event ed happening” negli Stati Uniti, azioni di natura diversa in Europa,
nell’ ambito del riavvicinamento dell’ arte e del reale che operano i “nuovi realismi”. Si è spesso sottolineato l’ influenza delle esperienze condotte da John Cage,
Merce Canningham e Allan Kaprow su artisti che a loro volta parteciperanno o organizzeranno numerose performance.
Le loro tematiche innovative riguardante lo spazio della rappresentazione e dell’ individuazione dei luoghi,
vengono trasmesse solo nei primi anni ottanta dalla scperta del teatro di strada.

 

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